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volta, ma con uno stramazzone mancino, Pellegro gli fece dare un tuffo di fianco, come a un sacco di cenci, fuor della porta. « Vedi che non ce la puoi? To, piglia il tuo cappello » seguitava Pellegro, aiu- tandolo a tirarsi su e facendogli sentire le strette delle sue mani di ferro. — Ci rivedremo, — ringhiò Pilo.

— Subito! — gridò Pellegro lanciandosi. — Oh no! no! non andare! — gridava Nunzia avvinghiandosi a lui: — no, no!

Fu il momento più amaro che Pilo avesse avuto nella vita. Il cuore aveva indovinato: colui era l’uomo di Nunzia. Ma di dove veniva, chi era, il diavolo? Alla forza, si.

Se ne andava dolente, tirando certi sagrati da lasciare il segno nell’aria. « Oh scellerata! La sua sorella che era stata così buona, gliela avevano tradita, ed era morta per l’onore perduto: in vece lei che avrebbe meritato d’essersi imbattuta in uno... Avrebbe potuto esser lui, se non fosse stato un grullo, in quel tal bosco, in quel tal prato, quella tal domenica, grullo, grullo, grullo! Adesso era finita. Ma chi era mai quello sconosciuto? Uno dei luoghi là intorno, no di certo: alla parlata pa- reva... saetta! ci voleva tanto a indovinarlo? Do- veva essere uno dei tanti disertori, che da due anni passavano e ripassavano per quei monti. Bei sog- getti! Ma da quando era li?

Di pensiero in pensiero, e fantasticando sulla maniera di ricattarsi, era ancora nei boschi che già faceva buio. Trovarsi solo nelle faggete gli era cosa