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Fosco, stava a aspettarla un bel giovane, vestito di velluto, col fazzoletto rosso annodato lento al collo, con sul cappello fiammante la penna di pa- vone. A_ giudicare dai mozziconi sparsi intorno al toppo su cui sedeva, doveva esser li da parecchio tempo a fumar sigari per rabbia. Aveva sentito Anna gridare, gridare; e il nome di Nunzia man- dato a quel modo pei boschi gli era spiaciuto ama- ramente. Voleva dirlo ad Anna, rimproverarla; ma quando gli fu vicina, la guardò negli occhi pieni di tristezza e tacque.
— Mah! povero Pilo, voi aspettate, e Nunzia è forse andata alla Badia per sentirvi la messa. Non ha mai fatto una cosa come questa; ma, ve lo dissi, il caso del suo nonno ci ha confusi tutti.
Bel conforto per lui che, tutta la settimana, vi- veva della gioia sperata, di quelle poche ore che veniva da Nunzia!
— Già, — rispondeva mortificato: — la messa è una bella cosa... ma... quand'è finita anche il prete dice: Andatevene. Ora poi è quasi sera..... e una ragazza sola...
— Oh! per codesto chi non vuol fare il male...
— Zitta! Eccola là.
Anna quando vide Nunzia venir giù con certa aria selvatica e libera; non ebbe cuore nè di bra- varla, nè di guardarla in viso. Si sentiva impac- ciata. Un po’ che la figliola si fosse fatta ardita, a rimproverarla d’aver tanto gridato il suo nome per le vette; essa le si sarebbe umiliata. Credè di capire che non era più tutta sua.