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— E tu va, va pure, piangi quanto vuoi! Eh quelle che han voglia di maritarsi! Non ci pen- sano! Meglio far la serva finchè dura la pelle! In- vece figlioli, figlioli e duoli! Adesso doveva capi- tare anche colui...
Diceva e si dava attorno per le faccende di casa; e intanto dalla finestra, affacciandosi un poco, te- heva d’occhio Nunzia. La quale passo passo, come andasse dietro alle mucche, girò tutto il prato, tutte le fagiolaie, guardando e non trovando dove an- darsi a porre. Passò dell’ore e dell’ore, poi un mo- mento che pose gli occhi in terra e non vide la sua ombra, si rivoltò tutta stupita — « Che è già mezzogiorno ? » — disse, come per interrogare qual- cuno. Si scosse; guardò la casa sonnolenta nel tedio meridiano della domenica; tutta la boscaglia in- torno taceva; le carbonaie fumavano. — E lui dove sarà? Altro che Pilo, lui! Questo non sa far altro che tirarmi dei fuscelli, a veglia: per salutarmi mi dà delle manate sulle spalle. Lui invece che belle cose mi diceva! Mi pareva d’essere una regina.
Così girando si trovò sulla vetta là dove la sera innanzi aveva raggiunto il suo nonno. Giù giù, si sprofondava il borro selvaggio, e alla macchia si indovinava il luogo del laghetto.
— Nunzia! — chiamava da casa Anna, sbigottita perchè non la vedeva più nei prati — Nunzia, Nunzia!
Sforzava la voce, si volgeva ora a un vento ora a un altro; pareva che gridasse sciagura a lei, che la vedesse perduta in qualche luogo della foresta.