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era l'innocenza in persona, e non si sentiva nep- pure il suo respiro.

A un tratto udì una mucca muggire sommes- samente. Gli parve una voce d’amico che gli ve- nisse in aiuto. Alzò la testa. Il muggito della mucca tornò più sommesso ancora, quasi carezzevole. « È la pomina, — disse — cos'ha? Oh! non ci avevo pensato! Che quell’amico, cheto, cheto, ci rubi le mucche?» Ne avrebbe avuto quasi piacere. Co- glierlo sul fatto, fare una barufta con lui, agguan- tarlo, legarlo, tutto da sè; e l’indomani trascinarlo per ladro ai carabinieri, lui che non aveva paura neppur del diavolo. « Animo Biagio! »

Zitto zitto si alzò, discese in punta di piedi, pas- sando in cucina prese tastoni la prima roncola che gli capitò sotto mano. Poche ore prima aveva chiuso lui, aveva messo il nottolino all’uscio, ma neppure si avvide di trovar questo appena acco- stato: girò la casa col cuore grosso, col pugno pronto, lì per gridare « Ci sei! » Senonchè la stalia era chiusa. Cos’era? Un’ombra di gonna bianca scantonava dalla parte del fienile... « Ah! disse Biagio, e non ci sono streghe? Soldato, soldato!

— Chi è? — gridò Pellegro, come uno che si desti improvviso.

— Nessuno, nessuno, son io, non vi movete, vengo da voi.

Biagio entrò nel fienile, si allungò vicino a Pel legro, e gli disse parlando basso basso :

— L'avete veduta?

— Che cosa?