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L’aiutò ad imbucarsi, e poi taciturno se ne andò in casa con le due donne, che non osarono aprir bocca.

Di quell’umore Biagio non s’era mai sentito. Avrebbe voluto prendere la via per camminare, non fermarsi mai più, Si affacciò alla finestra, guardò nell’aia: allora, quarant'anni addietro, le tre streghe, proprio come donne vere, erano li, a tiro. Gli pa- reva di rivederle, e fece l’atto di pigliar la mira. « Ubbriaco non ero quella notte, no. E tutti mi credettero...;, non come adesso che sin don Teo- baldo... Basta! Mi piace lui: Dice bestia anche al parroco vecchio! Ma se il Signore ha cambiato il mondo, cosa ve li lascia a fare i poveri diavoli come me? » Così tra sè, parlando e pensando, si lasciò andare di malavoglia, bell’e vestito, sul letto. Oh! se avesse potuto addormentarsi! Ma di sotto il guanciale di paglia sentiva levarsi, farsi grossi, dei rumori strani; rumori come d’una fiumana piena che passasse rombando sotto le fondamenta della casa; gli pareva di tener l’orecchio a una buca che desse nell’eternità. Chiudeva gli occhi, per non veder nemmeno le tenebre della stanzuccia; e invece ve- deva dei bagliori, delle lucciole come lune, dei ser- penti di fuoco verdi, azzurri, rossi. Si provò a pregare e gli parve di riposarsi, di prender sonno nel dire il rosario. Si era sempre addormentato alle prime avemarie; ma adesso aveva già detto due terze parti della coroncina, e si sentiva più desto che mai. Quei suoi figli, quella sua nuora, beati! essi dormivano, russavano. Nunzia? Quella, già,

ABÒÙa. — Cose vedute. 5

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