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— Nel fienile io — disse Pellegro; — se no, ve lo canto schietto, me ne vado.

— Veramente ci si sta meglio che nel letto. Bene: ci dormirete voi. Ma prima, mentre i miei figli danno un’occhiata alla stalla, dovete venir con me. Voglio farvi vedere una cosa.

— Andiamo pure.

— Nonno, vengo anch’io? — osò dire Nunzia.

— Non son cose da donne!

Così dicendo aspro, il vecchio si avviò, e Pellegro dietro di lui, su pel sentiero che menava a un varco, di dove gli occhi del giovane si ficcarono giù in un borro profondo, dal quale pareva montasse il silenzio e la notte.

— Laggiù — disse Biagio — c’è un luogo dove dopo l’avemaria non passò mai ghigna d’uomo. Tempi antichi, vi portavano i morti, quelli che non credevano come voi. Li portavano quattro battuti incappati; li buttavano giù e fuggivano per non farsi pigliare dai corvi che si levavano a nuvoli. L’indomani non si trovava più nulla, nè corvi, nè morto, nè cassa; il diavolo nella notte portava via ogni cosa. Voi che non credete, ve la sentireste d’andar laggiù?

— Ma ci vado subito!

— Giuramento! — bestemmiò Biagio.

— E quando sarò laggiù griderò al diavolo, lo chiamerò; mi sentirete. Per dove si va?

— Per quel sentiero. Lontano un mezzo tiro di schioppo, troverete tre rocce che sembrano case, un laghetto in mezzo, una palancola alta che par