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— Dove sono le cose tremende! — gridò dalla finestra una voce piena e contenta.
Pellegro diè un guizzo, senza guardare in su, e balzò nella porta vicino a Nunzia che gli bisbigliò: Non abbia paura, è il signor curato.
— O don Teobaldo! — esclamò Biagino; — mi ha fatto quasi paura! Quest’ anno l’ abbiamo aspettato un bel pezzo!
— La benedizione arriva sempre in tempo, e una piglia l’altra; — rispondeva il prete dalla fi- nestra.
— Passa tutti gli anni a benedire; — seguitava Nunzia a Pellegro che era lì, non ancora ben ri- fatto dalla paura che quel vocione fosse stato d’un carabiniere. — Ed egli a lei:
— Ah! per questo vi siete vestita così, quasi dalle feste?
Nunzia chinò il capo e non disse nè si, nè no.
— Vediamo dunque le cose tremende! — disse don Teobaldo discendendo nella cucina, seguito dal sagrestano e da Anna: — siamo qui a posta
per scongiurarle. Oh! questo giovanotto non è mica della famiglia?
— No, sono di passaggio; — disse Pellegro — le cose tremende le raccontava Biagio.
E Biagio, come se ci pigliasse un gran diletto, si rimetteva al racconto dianzi finito appena.
— Sciocco, sciocco; — esclamava a ogni poco il prete; ma a un certo segno non ne potè più, e gridò addirittura: Bestia!
— Come bestia? Lo sapeva persino il parroco