Pagina:Cose vedute - novelle.djvu/63

tia

sull’aia tutte e tre. Mi chiamavano a nome. « Biaginol o Biagino!» Mi dicevano delle sconcezze che mi facevano vergogna, mandavano delle voci che pa- reva morissero d’amore per me; ed io avevo la moglie in letto. Fortuna che dormiva. Che feci? Misi nello schioppo quella manata di piombo del- l’acquasanta, mi raccomandai l’anima, mi affacciai pian piano, le vidi nell’ aia a dieci passi, tutte e tre. Ma adesso eran donne! Ballavano la giga, buttavano le gambe lanciando le gonnelle, facevano le ruote, intrecci, con un chiaro di luna che pareva mezzodì. Eppure era nuvolo. Tremavo. Ma un momento che mi vennero tutte e tre nella mira, tirai. Non ho mai udito un rimbombo di schiop- pettata così grande! pareva che tutti questi monti venissero giù uno addosso all’altro. Nell’aia silenzio; e le tre streghe giacevano a terra in fila. Lo cre- dereste? Ebbi il coraggio d’andar a vedere. Feci come il lampo; eppure non trovai più nulla. Non c’era neppure una goccia di sangue. Dicono che le streghe non ne hanno. Sia come si sia, non le ho rivedute mai più: ma per memoria piantai nel- l’aia tre croci; eccole. Avranno quarant'anni, e ne sole nè pioggia le han rifinite.

Proprio mentre il vecchio diceva così, mettevano il piede nell’aia.

— Sono cose tremende! — sbadigliò Pellegro, vedendosi negli occhi gli occhi di Biagio sgranati, interroganti. — Disse così per dire. Sulla porta vi era Nunzia, calzata, con al collo il fazzoletto della festa, e guardava lui.