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non gli riusciva che l’esca pigliasse. Ma Pellegro aveva già bell’e acceso un zolfanello.

— Via, via! — gridò il vecchio dandogli una manata — via che io non ne voglio di codeste diavolerie, vado all’antica io! Mi parrebbe di maledire la carbonaia e sino i boschil Ecco che ho bell’e fatto co’ miei arnesi.

In un momento ebbe dato il fuoco da capo in giù; e continuava:

— Ecco. Ora comincia a bruciare: domani a quest’ora si passa, si trova che ha avvallato qua e là, e allora si rimbocca con altra legna. Così per due o tre volte. Come è vicino a esser cotta butta il fumo bianco; dopo, questo viene turchino, e allora la legna e bell’e incarbonita. Avete capito voi che volete imparare?

Così dicendo, il vecchio segnò la carbonaia facendo col dito una croce sull’impatticciato, e discese allegrissimo.

— Allegri tutti! — continuò a dire: — Mi pare che abbiam fatto assai. A casa, figlioli; tanto lavora, lavora, si muor lo stesso. Poi c’è da rigovernar la stalla, che domani è festa e vogliamo condur l’amico alla Badia.

Presero le marre, i roncoli, le scuri e si avviarono che parevano gente felice. Pellegro andava con essi, pensando ch’esser montanari e viver semplici a quel modo, era ancora la meglio cosa del mondo. Intanto aveva sempre dinanzi agli occhi quella bella fanciulla.