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= li coglie: nelle novelle si elevano soli, quasi sim- boli di purezza morale, il sig. Saul, il dott. Paleari, il dott. Asquini; gli altri sono, più o meno, gen- terella del borgo, pettegolante, meschina, e capace di essere violenta e cattiva com'è in Nunzia, e nelle Nozze d’Arcangela.
Arcangela è bruttissima, e la natura medesima sembra aizzare contro quel suo aborto innocente, il dileggio e la persecuzione dei paesani. Essi non pensano di che spasimo son cagione a quella po- vera donna sì brutta, ma innocua, benchè si dica che dà il malocchio ai bambini. E per l'appunto (oh ironia delle cose!) si chiama Arcangela! La gente ride, e la domenica, alla messa grande, si volta a lei, mentre il parroco canta Angeli ed Ar- cangeli nel prefazio. Eppure un birbone, per la gola de’ pochi suoi quattrinelli, le fa la corte, e vuole sposarla, e allora si risolve l’ultimo strazio di Arcangela, che pur così brutta, aveva avuto. la dolce illusione, di poter esser amata.
« Le campane suonavano che parevano sgo- mente; i versi del Miserere cantati da quella mol- titudine, empivano la campagna di pianto ».
« Arcangela fuori di sè gesticolava ».
L’autore penetra nell’intimo di ciò che conduce, per un complesso cieco di fatti, all’oscura tragedia umana. In quei versi del miserere, in quelle cam- pane, sentite la sua commozione. Ei la trasmette così immediatamente nelle parole, che le cose sem- brano quasi profondare in esse il loro riflesso spi- rituale, com’è nei passi seguenti: