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E ora al brano dell’Arrigo io fo seguire altri versi mestissimi, scritti da lui nell’87. Vi riconferma quel suo giovanile desio, ma per soggiungere che egli ormai non vorrebbe morire ignorando gli eventi che si maturano nel ciclo vorticoso quale ora si svolge:

« Poichè con voi negli epici di che parea la morte, Tra le cose gentili, la più gentile e forte, E, ambito guiderdon, Il cavalier d’Italia, a chi il seguiva in guerra, Offria per tenda il cielo, e per letto la terra, E Dio per testimon: Poichè con voi, magnanimi, morti sui patrî campi, Puro, credente, giovane, della gloria fra i lampi, Io non potei finir; Se anche d’amaro tedio piena è la vita, e l’ora Precipitò, se all'anima tutto si discolora, Or non vorrei morir! Paurosi i crepuscoli di questa età fuggente Son troppo, alto nell’aere tumultiiar si sente Non so quale uragan; Morire, e il fin dell’ultime pugne ignorar che poscia Tormenteranno gli uomini, è un pensier che m’angoscia E ch’io discaccio invan ».

Cosi egli cantò a Pisa da giovane, e così da adulto, e padre di numerosa famiglia, egli ripeteva il suo carme nella sua laboriosa casa di Brescia, sem- pre col medesimo cuore sincero che pare si avventi in alto a ridire la sua infinita tristezza. Di