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PREFAZIONE
Perchè la sua famiglia me ne ha gentilmente pregato, io parlo qui di Giuseppe Cesare Abba, al quale è quasi superflua la mia parola, perchè nessuno, in quello che lasciò scritto, e in quanto operò, espresse più chiaramente sè stesso, in forma che gli era connaturale, senza grandiosi gesti ora- torì, e senza quelle orpellature che risplendono più dell’oro. Cedo dunque al desiderio dell’afflitta famiglia, ma parlando di quest'uomo e di questo scrittore, come so, vorrei risparmiarmi le frasi, il che non è facile ai tempi che corrono. La nudità aitante, quasi inconsapevole, e pur tesa in un vi- gile proposito, quale apparisce in ogni muscolo del David michelangiolesco, mi torna a mente al- lorquando ripenso al mio amico, che mirò sempre, nella vita e nell’opera letteraria, a un’ardua altezza ideale. Come scrittore egli non dette quanto avrebbe potuto, se gli fosse stato concesso un più largo respiro d’agiato riposo e di libertà. Prima le guerre