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delle tarantole 93


Scomparsa è la trepida malinconia della mia primavera! Scomparsa la tristezza dei miei fiocchi di neve nel giugno! Divenni tutto estate e meriggio d’estate!

Un’estate sulla più sublime altezza, con fonti fresche, beate e silenziose; oh, venite, miei amici, a rendermi più beata ancora la quiete!

Poi che questa è la nostra altezza e la nostra patria: noi viviamo in alto, inaccessibili agli impuri e alla lor sete.

Gettate i vostri chiari sguardi nella fonte della mia gioja, miei amici. Come mai essa potrebbe intorbidarsene? Io voglio che vi sorrida nella sua purezza.

Su l’albero dell’avvenire noi edifichiamo il nostro nido; le aquile rechino a noi solitari il cibo nel loro becco!

In verità, non un cibo di cui possano gustare anche gli impuri! Essi crederebbero di mangiar fuoco e si brucerebbero la bocca!

In verità, questa dimora non è per gli impuri! Una caverna di ghiaccio sembrerebbe la nostra felicità ai loro corpi e al loro spirito!

E noi vogliamo vivere alto su essi, simili a venti gagliardi: vicini all’aquila, vicini alla neve, vicini al sole: così vivono i venti gagliardi.

E come il vento voglio un dì soffiare su loro e col mio spirito spegnere il loro: ciò richiede il mio avvenire.

In verità, un vento impetuoso è Zarathustra per tutto ciò che si trova nella bassura: e il suo consiglio ai nemici è questo: Guardati dallo sputar contro il vento!

Così parlò Zarathustra.




Delle tarantole.

«Ecco, questa è la caverna della tarantola! Vuoi proprio vederla? Qui pende la sua rete: toccala, perchè vibri.

Eccola che giunge volonterosa: benvenuta tarantola! Nero porti sul dosso il triangolo, tuo simbolo; io so anche che cosa porti nell’anima.