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dei virtuosi 89


Così la luce della vostra virtù si diffonde ancora, quando l’opera stessa è già compiuta. Sia pur questa spenta e dimenticata: il suo raggio di luce rifulge ancora e cammina.

Che la vostra virtù sia la vostra intima essenza e non già qualche cosa d’estraneo, quale una scorza o una veste; sia essa la verità che scaturisce dall’intimo della vostra anima, o virtuosi!

Ma pure v’hanno alcuni, la cui virtù è simile all’agonia di chi si contorce sotto la sferza: e voi avete troppo a lungo ascoltato le loro grida!

E altri ci sono, che chiamano virtù la putrefazione dei loro vizi; e quando il loro odio e la lor invidia hanno dato l’ultimo respiro, la loro giustizia si desta e si frega gli occhi assonnati.

E ci sono altri, che vengono spinti all’ingiù: i loro demoni li attirano a sè. Ma più profondano, e più lampeggia ardente il loro occhio e la brama del loro Dio.

Ah, anche le grida di costoro giunsero ai vostri orecchi, o virtuosi: «ciò che io non sono, è per me Dio e virtù!».

E altri ancora ci sono che giungono gravi come carri i quali trasportino sassi alla valle; essi parlano molto di dignità e di virtù — al loro freno essi dànno il nome di virtù.

Ed altri rassomigliano agli orologi, che si caricano ad ogni giorno: essi fanno tic-tac e pretendono che il loro tic-tac sia chiamato virtù.

In verità costoro mi piacciono: dovunque io troverò di tali orologi, voglio caricarli col mio scherno.

E altri ancora vanno superbi della loro manciata di giustizia e in nome suo commettono delitti contro tutte le cose: così che il mondo perisce annegato nella loro ingiustizia.

Ah, quanto male suona la parola virtù, su le labbra di costoro! E quando dicono: «io sono giusto», pare sempre che dicano: «io sono vendicato»1.

Con la loro virtù essi voglion cavar gli occhi ai loro avversari; e non si esaltano che per abbassare gli altri.

E altri ancora v’hanno, i quali seduti nella loro palude, così parlano attraverso i giuncheti:

  1. Gerecht — giusto.
    Gerächt — vendicato.

    (N. d. T.)