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80 | così parlò zarathustra — parte seconda |
Nelle isole beate.
«I fichi cadono dall’albero; essi son saporosi e dolci; e, nel cadere, la lor buccia rosea si fende. Io sono un aquilone per i fichi maturi.
Come i fichi maturi, dunque, vi giungano le mie dottrine, o miei amici: gustatene il succo e la polpa soave. Regna l’autunno: è sereno il cielo del pomeriggio.
Guardate quanta abbondanza ne circonda!
E in mezzo alla opulenza è bello spinger lo sguardo verso i mari lontani.
Una volta si diceva: Dio, guardando il mare lontano: ora io vi appresi a dire: il superuomo.
Dio è una congettura; ma io voglio che la vostra congettura non vada oltre la vostra volontà creatrice.
Potreste voi creare un Dio? — E allora non parlate degli dèi! Bensì voi potete creare il superuomo.
Forse voi ancor nol potete, miei fratelli! Ma sì creare in voi stessi gli avi o i padri del superuomo: e sia questa la migliore delle vostre creazioni.
Dio è un’ipotesi: ma io voglio che la vostra ipotesi non trascenda la facoltà di pensare.
Potreste voi pensare un Dio? — La volontà del vero si affermi in voi col ridurre ogni cosa all’umanamente pensabile, all’umanamente visibile, all’umanamente sensibile. Voi dovete finir d’obbedire ai vostri stessi sensi, interamente.
E ciò che voi chiamaste mondo, dev’essere solo creato da voi: esso deve divenire la vostra ragione, la vostra imagine, la vostra volontà, il vostro amore.
Ciò dev’essere per la vostra felicità, o sapienti.
E come potreste voi sopportare la vita senza una tale speranza, o sapienti?
Non dovete permettere che l’incomprensibile, e nemmeno l’irragionevole siano in voi innati. E, per manifestarvi interamente il mio cuore, miei amici: se esistessero gli dèi, come potrei io sopportare di non essere un Dio? Dunque gli dèi non esistono.