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Della morte libera.

Molti muoiono troppo tardi, alcuni troppo presto. Ancor suona strano il precetto: «Muori a tempo opportuno!»

«Certo coloro che non vissero mai a tempo opportuno, come saprebbero morire a tempo opportuno? Meglio varrebbe che non fossero mai nati! — Questo io consiglio agli uomini inutili.

Ma anche costoro dànno una grande importanza alla lor morte: anche la noce vuota vuol essere schiacciata con rumore.

Tutti fanno della morte una cosa importante; nessuno ancora la considera come una festa. Ancor gli uomini non appresero il modo di celebrare le feste più belle.

Io vi mostro la morte di colui che ha assolto il suo còmpito; la quale diverrà per i superstiti uno stimolo e un voto.

Chi ha soddisfatto al suo còmpito muore da vittorioso, circondato da speranti e da giuranti.

Così dovrebbesi imparare a morire; e non ci dovrebb’essere festa, nella quale un morente di tal sorta non auspicasse ai giuramenti di chi gli sopravvive!

Morire così è la più bella delle cose: la seconda è morire in battaglia e prodigare un’anima grande.

Ma al combattente come al vittorioso è odiosa la vostra morte sogghignante, che giunge strisciando simile a un ladro — mentre pur viene quale signora.

Io esalto la mia morte: la morte libera che viene a me perchè io la voglio.

E quando vorrò io? — Chi ha una meta e un erede, vorrà che la morte giunga in tempo opportuno per la meta e l’erede.

E per riverenza verso la meta e l’erede egli non appenderà più corone avvizzite nel tempio della vita.

In verità non voglio somigliare ai cordaiuoli: i quali allungano le loro fila arretrando.

Tale v’ha che divien troppo vecchio per le stesse sue verità e per le sue vittorie; una bocca sdentata non ha più il diritto di pronunciare tutte le verità.