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60 | così parlò zarathustra - parte prima |
A taluni tu non devi porgere la mano, ma solamente la zampa: e io voglio che la tua zampa sia fornita anche di artigli.
Ma il peggior nemico che tu possa incontrare, sarai tu stesso: sei tu che attendi te stesso in agguato nella caverne e nei boschi.
O solitario, il tuo cammino conduce a te stesso e di là da te stesso e dai tuoi sette demoni!
Un eretico apparirai tu a te stesso! e una strega e un negromante, e un pazzo e uno scettico; e un sacrilego e un malvagio.
Tu devi esser pronto ad arderti nella tua propria fiamma: come ti potrai rinnovare se prima non sarai divenuto cenere?
O solitario, tu cammin su la via del creatore; tu vuoi crear a te stesso un Dio dai tuoi sette demoni.
O solitario, tu vai su la via dell’amante; tu ami te stesso, e per ciò ti disprezzi, così come non sa disprezzare se non quegli che ama.
L’amante vuol creare perchè disprezza! Che sa dell’amore colui che non s’è mai trovato costretto a disprezzare a punto perchè amava?
Col tuo amore ripara nella tua solitudine, e abbi teco il desiderio di creare; più tardi la giustizia ti seguirà zoppicando.
Le mie lagrime, o miei fratelli, vi accompagnano verso la solitudine. Io amo colui che vuol creare oltre le proprie forze e in tal modo perisce».
Così parlò Zarathustra.
Di donnicciuole vecchie e giovani.
«Che cosa vai trascinando così paurosamente nel crepuscolo, Zarathustra?
E che cosa nascondi con tanta cura sotto il mantello?
È forse un tesoro che avesti in dono? o un bambino che ti nacque? o forse vai tu stesso per le vie tortuose dei ladri, tu amico del male?».