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58 | così parlò zarathustra - parte prima |
Del cammino del creatore.
Vuoi tu, o fratello, riparare in solitudine? Vuoi cercar la via di te stesso? Indugia ancora per poco; ed ascoltami.
«Chi cerca, facilmente perde sè stesso. Ogni solitudine è una colpa». Così parla il gregge. E al gregge tu appartenesti lungamente.
La voce del gregge risuonerà ancora in te. E quando tu dirai: «Io non ho più la vostra coscienza» ciò suonerà come un rimpianto e un lamento.
Vedi, cotesto tuo dolore è ancora figlio di quella coscienza; e l’ultimo bagliore di tale coscienza arde ancora nella tua tristezza.
Ma sei tu risoluto di andare per la via del tuo dolore, che è la via che conduce a te stesso? Ebbene, mostrami chi ha il diritto e la forza di far ciò!
Rappresenti tu una nuova forza ed un nuovo diritto? un primo movimento? una ruota che gira per sè stessa? Saprai costringere le stelle a girare intorno a te?
Ah, è così ardente la bramosia di salire in alto. È così angoscioso l’affannarsi degli ambiziosi! Dimostrami che non sei divorato dalla cupidigia, che non sei un ambizioso!
Ahimè, ci sono tante dee sublime che possono rassomigliarsi ad un mantice: esse gonfiano le cose e ne accrescono il vuoto.
Tu ti dici libero? Voglio conoscere i pensieri che in te predominano. Non m’importa sapere che sei sfuggito ad un giogo: sei tu uno di quelli che avevano il diritto di sottrarsi al giogo? Ci sono molti che gettarono via l’ultimo loro pregio con lo scuoter da sè la schiavitù.
Libero da che cosa? Che importa ciò a Zarathustra! Il tuo occhio deve annunciare sereno: libero per far che cosa?
Sei tu capace di distribuire a te stesso il bene ed il male, le porre sopra di te la tua volontà affinchè essa sia la tua legge? Saprai tu esser giudice di te stesso e vendicatore della tua legge?