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di mille ed una meta. 55


«Onorare il padre e la madre, e obbedir loro sino nella radice dell’anima»: questa tavola di sacrifizio impose a sè stesso un altro popolo, e in tal modo divenne potente ed eterno.

«Conservarsi fedele e per la fede arrischiar l’onore ed il sangue anche in cose tristi e pericolose»; così insegnando un altro popolo conquistò sè stesso, e così domandosi divenne ricco di grandi speranze.

Invero gli uomini diedero a sè stessi tutto il male e tutto il bene. Invero essi se l’appropriarono; non lo trovarono, non lo ricevettero in mezzo a loro qual voce del cielo.

L’uomo soltanto assegnò un valore alle cose, al fine della propria conservazione: egli creò la significazione delle cose, il senso umano! Per ciò egli si chiama «uomo»; cioè colui che misura.

Valutare è creare; udite, o voi creatori! Il valutare per sè stesso è il tesoro, la gioia di tutte le cose valutate.

Mercè la valutazione ha origine il valore, e senza la valutazione il nocciolo dell’esistenza sarebbe vuoto. Udite, o voi che create!

Mutabilità dei valori significa mutabilità di chi crea. Sempre deve distruggere, chi vuol creare.

Creatori furono da prima i popoli, e soltanto molto più tardi i singoli; in vero il singolo è la creazione più recente.

I popoli in altri tempi sospesero sopra di sè una tavola del bene. L’amore che vuol dominare e l’amore che vuol obbedire crearono insieme tali tavole.

Più antico è l’amore del gregge, più recente quello del proprio Io: e sino a tanto che la buona coscienza si chiamerà gregge soltanto la coscienza cattiva dirà: Io.

L’Io astuto, egoista, l’Io che cerca il proprio utile nell’utile dei molti, non è l’origine, bensì il tramonto del gregge.

I fervidi e i creatori inventarono il bene ed il male. La fiamma dell’amore e la fiamma della collera ardono nei nomi di tutte le virtù.

Molti paesi vide Zarathustra e molti popoli: niuna potenza trovò in terra maggiore dell’opere di coloro che sono animati dall’amore: «bene e male» ne sono il nome.