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42 così parlò zarathustra - parte prima


Dice la loro sapienza: «Uno stolto è chi si conserva in vita, ma quanto noi siamo stolti! E ciò è quanto v’è di più stolto nella vita!».

«La vita non è che sofferenza» — dicono gli altri, e non mentono; ma se così è, fate in modo, dunque, che per voi cessi questa vita! Fate in modo che per voi cessi una vita che non è che una sofferenza continua!

V’insegni la vostra virtù: «Tu devi uccider te stesso! Tu devi trascinar te stesso nel nulla!».

«La voluttà è peccato — dicono taluni di quelli che predicano la morte — facciamoci in disparte e non mettiamo al mondo dei figli!».

«Il partorire è peccato — dicono gli altri — A che prò partorire? Non si partoriscono che infelici!». Ed anche essi sono predicatori della morte.

«È necessaria la compassione, — dicono altri ancora. — Prendete quello ch’io possiedo! Prendete quello ch’io sono. Mi sentirò tanto meno legato alla vita!».

Se fossero pietosi da vero, costoro cercherebbero di render aspra la vita al lor prossimo. Esser cattivi — sarebbe la loro vera bontà.

Ma essi vogliono liberarsi dalla vita: che importa loro se con le lor catene e i lor doni vincolano gli altri più strettamente alla vita?

E anche voi, cui la vita è un lavoro selvaggio e un’inquietudine eterna, non siete forse voi pure assai stanchi della vita? Non siete forse maturi pel sermone della morte?

Oh, voi tutti cui è gradito il lavoro selvaggio e tutto ciò che è fervido e nuovo e strano, voi male adoperate: la vostra assiduità non è che una fuga, una volontà di dimenticare voi stessi. Se aveste maggior fede nella vita, vi prostituireste assai meno. Ma per attendere — anche in ozio! — vi manca il punto di appoggio interno.

In ogni luogo risuona la voce di coloro che predicano la morte; la terra è ripiena di coloro cui predicar la morte è necessario.