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34 così parlò zarathustra - parte prima


Fratello mio, è un male la guerra e la battaglia? Ma è un male necessario: necessario è dunque anche, tra le tue virtù, l’invidia, e la diffidenza, e la calunnia.

Vedi come ciascuna di esse anela a ciò che v’ha di più eccelso; essa pretende per sè tutto il tuo spirito; e affinchè questo sia il suo araldo essa domanda per sè tutta la tua forza nella collera, nell’odio e nell’amore.

Ogni virtù è gelosa delle altre, e la gelosia è una cosa terribile. Anche le virtù possono perire per la gelosia.

Chi è circondato dalla fiamma della gelosia, rivolge finalmente, come lo scorpione, contro sè stesso l’aculeo avvelenato.

Ah, fratello mio, hai tu mai veduto una virtù calunniare e trafiggere sè stessa?

L’uomo è cosa che dev’essere superata: perciò tu devi amare le tue virtù: — perchè tu perirai in causa di esse».

Così parlò Zarathustra.




Del pallido delinquente.

«Voi non volete uccidere, o giudici e sacrificatori, prima che la vittima non abbia accennato col capo.

Ecco, ora il pallido delinquente ha accennato: il suo occhio rivela un grande disprezzo:

«Il mio Io, è cosa che dev’essere superata: il mio Io è il mio grande disprezzo dell’uomo» — così dice quell’occhio.

Il momento più sublime fu per lui quello nel quale giudicò sè stesso, non fate che il sublime ricada ora nella bassezza!

Per chi soffre in tal modo per sè stesso non v’ha altra redenzione che una pronta morte.

La vostra sentenza, o giudici, dev’essere pietà e non vendetta. E quando uccidete state bene attenti di potere, voi stessi, giustificar la vita!

Non basta che voi vi riconciliate con colui che uccidete.

La vostra tristezza divenga il desiderio del superuomo: in tal modo giustificherete d’essere ancora in vita!