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306 | così parlò zarathustra - parte quarta |
Che cosa non vuole la gioja? Essa è più assetata, più sincera, più avida, più terribile e più segreta d’ogni dolore: essa vuole sè stessa; essa morde in sè stessa: la volontà dell’anello combatte in lei.
— Essa vuole amore e odio; essa è straricca; e dona, e getta via, e mèndica per esser accolta, e ringrazia colui che la prende, e amerebbe d’esser odiata.
— Tanto ricca è la gioja, che essa ha sete di dolore, d’inferno, d’odio di vergogna, del mondo stesso che voi già conoscete!
E di voi pure, uomini superiori, di voi è bramosa la gioja, indomita, beata; ed è pur bramosa del vostro dolore, o voi contraffatti! Ogni gioja eterna è bramosa di ciò che è informe.
Poi che ogni gioja vuole sè stessa, e cerca per ciò anche il dolore! O felicità, o dolore! Spezzati, cuore! Voi, uomini superiori, imparate dunque: la gioja vuol l’eternità, — la gioja vuole l’eternità di tutte le cose, vuole una profonda, profonda eternità!
12.
Avete ora appresa la mia canzone? Avete indovinato a che essa tende? Su via! O voi, uomini superiori, cantate ora il mio rondò!
Cantate voi stessi la canzone, che s’intitola: «Un’altra volta», il cui significato è «Per tutta l’eternità!» — cantate, uomini superiori, il rondò di Zarathustra!
— Bada o uom! che dice a te
la profonda mezzanotte?
— Grave il sonno su di me
scese stanotte.
Ora svanì.
Mi ridesto: assai profondo,
più che non pensasse il dì,
è questo mondo.