Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/296


la festa dell’asino 297

Fu una sciocchezza cotesta tua; come mai tu, tanto accorto, potevi commettere una tale sciocchezza?».

«O Zarathustra», rispose l’accorto mago, «tu hai ragione: fu una sciocchezza la mia, — e me ne sento punito a bastanza».

— «E tu poi», disse Zarathustra al coscienzioso dello spirito, «pensa un po’ e appressa il tuo dito al naso. Non trovi tu qui nulla che repugni alla tua coscienza? «Non è il tuo spirito troppo puro per questo pregare, per questa puzza di sagrestia?».

«In ciò è qualche cosa», rispose il coscienzioso portando il dito al naso, «qualche cosa è in questo spettacolo, che riesce molto gradito alla mia coscienza.

Può darsi ch’io non debba credere a un Dio: ma è ben certo, d’altro canto, che sotto questa forma Dio m’appare più degno di fede.

Dio dev’esser eterno, per testimonianza della gente più pia: chi può disporre di tanto tempo può fare il comodo suo. Lento e tortuoso quanto più è possibile: con questi principii si può andar molto lontani.

E chi ha troppo spirito sarebbe felice di potersi innamorare della stoltezza e della follia. Medita su te stesso, o Zarathustra! Tu stesso — in vero! — tu pure, per soverchio di saggezza, potresti diventare un asino.

Il più perfetto dei saggi non ama forse i sentieri più torti? L’evidenza insegna ciò, o Zarathustra: la tua evidenza!».

— «E tu infine», disse Zarathustra rivolgendosi al più brutto degli uomini, ancor sempre prosternato con un braccio levato verso l’asino (poi che gli dava a bere del vino), «parla, o tu inesprimibile, che cosa hai fatto?

Tu mi sembri cangiato; il tuo occhio arde; il manto del sublime avvolge la tua bruttezza: che cosa hai tu fatto?

È dunque vero ciò che gli altri affermano, che tu l’hai resuscitato? A qual fine? Non era egli forse morto e dimenticato per sempre?

Tu stesso mi sembri resuscitato: che hai fatto? che hai tu rovesciato? A che cosa ti sei convertito? Parla, o inesprimibile!».

«O Zarathustra», rispose il più brutto degli uomini, «tu sei uno scaltro!