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288 | così parlò zarathustra - parte quarta |
solo è ancora una torre e una volontà fortissima oggi, mentre tutto vacilla, mentre la terra trema in ogni parte! Ma invece (i vostri sguardi me ne dàn fede) voi cercate una maggiore malsicurezza.
Maggior intensità di brividi e di pericoli voi cercate. Voi agnognate, inclino a credere (perdonate alla mia presunzione, o uomini superiori), voi agognate la condizione di vita che è la peggiore di tutte, e di tutte la più pericolosa: la più terribile: quella degli animali che vivono nei boschi, nelle caverne, nei monti scoscesi, nei burroni pieni di labirinti.
E non già amate voi coloro che vi guidano fuori del pericolo, bensì quelli che vi fanno divertire da ogni cammino — i seduttori; ma se anche una tale brama fosse in voi sincera, a me sembrerebbe ciò non ostante impossibile.
Perchè il sentimento più profondo — l’inalienabile retaggio dell’uomo — è la paura. Con la paura ogni cosa si spiega: anche il peccato originale e la virtù ereditaria. E dal timore è sôrta anche la mia virtù, che ha nome la scienza.
E di tutte le paure, quella della bestia selvaggia (ch’ei cela e teme in sè stesso) fu la più tenacemente infusa nell’uomo.
E questa antica paura — affinata, spiritualizzata — oggi, parmi, si chiama «la scienza».
Così parlò il coscienzoso; ma Zarathustra che, da poco ritornato nella caverna, aveva in parte indovinato il discorso di lui, gli gettò una manciata di rose e si fe’ giuoco delle sue verità. «Come!» esclamò, «Che ho inteso? Tu mi sembri pazzo, o pazzo son io: la tua verità io senz’altro la capovolgo.
Poi che il timore è in noi l’eccezione. Ma il coraggio e il desiderio dell’incerto e dell’intentato mi sembra di essere la preistoria dell’uomo.
Con l’invidia, con l’astuzia e con la violenza egli prese alle bestie feroci tutte le loro virtù: per ciò solo divenne uomo.
Questo coraggio — affinatosi, spiritualizzatosi — questo coraggio umano con le ali dell’aquila e la prudenza del serpente: questo mi sembra si chiami oggi.......».
«Zarathustra!», esclamarono tutti in coro, ridendo fragorosamente; e parve si dissolvesse la nube che dianzi incombeva sopra tutti. Anche il mago rise e disse prudentemente: «Alla buon’ora! Il mio spirito maligno se n’è andato.