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così parlò zarathustra - parte quarta |
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O pur somigli all’aquila che, fissi
a lungo gli occhi ne’ remoti abissi,
si libra a voi ne l’alto;
poi ratta piomba su l’agnel, lo strazia
in un sùbito assalto,
e di sangue si sazia.
Così, simile all’aquila, o poeta,
è la tua brama, e simile alla fiera.
Se ben muti la maschera, la meta
non cangi nè la salda anima altera,
Talora l’uom ti parve un dio, talora
una pecora sciocca;
ma la pecora e il nume ad ora ad ora
lacerò la tua bocca.
Rider beffardo e straziare a morte
tale, o folle poeta, è la tua sorte.
Come allor che oltre i monti il sol si ascose,
se la livida falce de la luna
tra le porpore e gli ori
invidiosa striscia, ad una ad una
languono le rose,
fin che, mancando gli ultimi splendori,
cadon pallide, rotte,
ne la profonda notte;
così, così, pur io
dall’ardente desìo
de la luce e del ver — o folle cuore,
rammenti la tua sete acre infinita? —
agognando il fulgore
precipitai nell’ombra arso ed affranto.
Or ho da me la verità bandita:
voglio pazzo e poeta esser soltanto.