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286 così parlò zarathustra - parte quarta

O pur somigli all’aquila che, fissi
     a lungo gli occhi ne’ remoti abissi,
     si libra a voi ne l’alto;
     poi ratta piomba su l’agnel, lo strazia
     in un sùbito assalto,
     e di sangue si sazia.

Così, simile all’aquila, o poeta,
     è la tua brama, e simile alla fiera.
     Se ben muti la maschera, la meta
     non cangi nè la salda anima altera,
     Talora l’uom ti parve un dio, talora
     una pecora sciocca;
     ma la pecora e il nume ad ora ad ora
     lacerò la tua bocca.
     Rider beffardo e straziare a morte
     tale, o folle poeta, è la tua sorte.

Come allor che oltre i monti il sol si ascose,
     se la livida falce de la luna
     tra le porpore e gli ori
     invidiosa striscia, ad una ad una
     languono le rose,
     fin che, mancando gli ultimi splendori,
     cadon pallide, rotte,
     ne la profonda notte;
     così, così, pur io
     dall’ardente desìo
     de la luce e del ver — o folle cuore,
     rammenti la tua sete acre infinita? —
     agognando il fulgore
     precipitai nell’ombra arso ed affranto.
     Or ho da me la verità bandita:
     voglio pazzo e poeta esser soltanto.