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dell'uomo superiore | 275 |
ma sa tenerla in freno; colui che guarda in fondo all’abisso, ma superbamente.
Chi vede l’abisso con occhi aquilini, chi con l’artiglio dell’aquila sa aggrapparsi all’abisso — quegli solo è coraggioso.
5.
«L’uomo è cattivo» — così mi dissero, per confortarmi, tutti i saggi. Ah! fosse vero! Poi che la malvagità è la miglior forza dell’uomo.
«L’uomo deve diventare migliore e anche più malvagio»: — questo io insegno. Un maggior grado di malvagità, e necessario perchè prosperi il superuomo.
Forse quel predicatore della gente piccola amò soffrire e soccombere per le colpe dell’uomo. Io ho gioja invece della grande colpa come se essa fosse il mio più grande conforto. —
Ma queste parole non sono dedicate alle orecchie lunghe. Giacchè non ogni parola conviene a ogni bocca. Sono cose remote e delicate: e le unghie delle pecore non devono tentar d’afferrarle!
6.
E voi, uomini superiori, credete forse ch’io mi sia qui, per riparare al male che avete fatto?
O forse credete ch’io voglia preparare un più molle giaciglio ai sofferenti? O additar nuovi sentieri agli irrequieti, agli smarriti, agli straziati?
No! No! Tre volte no! Conviene che gli uomini della vostra sorte periscano in sempre maggior numero; e che soccombano fra voi anche i migliori, giacchè la vita, vi sarà resa sempre peggiore e più dura. Così — così soltanto s’innalza l’uomo alle regioni del fulmine che colpisce ed atterra: s’innalza pel fulmine!
Poche cose, e lunghe e lontane, io desidero e penso: che m’importa della vostra miseria piccina, molteplice e breve?