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274 così parlò zarathustra - parte quarta


O miei fratelli, questo solo mi piace nell’uomo: ch’egli è una transizione e un tramonto. E anche in voi sono molte cose che m’incuorano ad amare e a sperare.

Il disprezzo che voi manifestate, o uomini superiori: ecco quello che mi dà animo a sperare. Poi che i grandi sprezzatori sono i grandi veneratori.

Ancora: voi avete disperato, e ciò pure è degno di lode. Giacchè voi non cercaste d’imparare il modo d’arrendervi, e avete sempre fastidito le anguste cautele.

Oggi son signori gli uomini piccoli; i quali predicano — concordi — la rassegnazione, la modestia, la prudenza, i riguardi e la lunga teoria delle piccole virtù.

Chi è di natura feminea, chi procede da una stirpe di schiavi (e particolarmente il fango plebeo), vuol esser padrone dei destini umani. Oh nausea! Oh schifo, schifo!

Tutta questa vil gente domanda e domanda e non si stanca di domandare: «In quale miglior modo l’uomo può conservarsi? cioè più a lungo e più piacevolmente?». E con ciò — essi sono i dominatori dell’oggi.

Cacciateli, questi signori dell’oggi, o miei fratelli: essi sono il più gran pericolo che minacci il superuomo!

Cacciate, o uomini superiori, anche le piccole virtù, le piccole prudenze, i riguardi pel granello di sabbia e per il brulicare delle formiche, per la miserabile contentezza, per la «felicità dei più!».

E, anzichè arrendervi, disperate. Non per altro io vi amo, se non perchè voi sentite di non poter vivere nell’oggi; così, solitari, o uomini superiori, voi vivete nel miglior modo!

4.

Avete coraggio, o miei fratelli? Siete animosi? Non già vi parlo del coraggio dinanzi ai testimoni, ma di quel coraggio che conviene ai solitari: il coraggio dell’aquila, che non sente nemmeno il bisogno d’un Dio che lo veda?

Le anime fredde: i muli, i ciechi, gli ubbriachi, per me non sono coraggiosi. Ha coraggio colui che conosce la paura,