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il saluto 269


Ma egli voleva forse dire «apertamente e rudemente» — ebbene: Oggi questo non è il peggiore dei gusti!»).

«Voglio concedere che voi tutti siate uomini superiori», prosegui Zarathustra; «ma per me non siete alti e robusti a bastanza.

«Per me: voglio dire per ciò che in me è inesorabile, che ancor tace, ma non tacerà sempre. E se pure voi fate parte di me, non siete tuttavia il mio braccio destro.

«Chi al pari di voi, mal si regge su le gambe deboli e contraffatte vuole anzitutto, lo dica o non lo dica, esser risparmiato.

«Ma le mie braccia e le mie gambe io non le risparmio: io non risparmio i miei guerrieri: e come potreste voi esser atti alla mia guerra?

«Con voi guasterei tutte le mie vittorie. E più. d’uno tra voi cadrebbe a terra al solo rullo dei miei tamburi.

«Poi non siete per me a bastanza belli e bennati. Le mie dottrine ricercano specchi limpidi e tersi; la vostra superficie è tale da contraffare la mia stessa imagine.

«Le vostre spalle sono oppresse da troppi pesi e ricordi: molti anni maligni sono annidati nei vostri angoli remoti. C’è della plebe nascosta anche in voi.

«E se pure siete alti e d’una razza superiore, molte cose tuttavia sono in voi incurvate e deformi. E non c’è fabbro al mondo che possa raddrizzarvi, come io vorrei.

«Voi rendete imagine di ponti; possano uomini a voi superiori varcarvi! Voi non avete valore che di gradini; non dovete adirarvi contro colui che scalandovi ascende alla propria altezza!

«Dal vostro seme possa un giorno nascere anche a me un figlio genuino e un perfetto erede: ma ciò è ancor lontano. Voi non siete ancora di quelli che avranno diritto alla mia eredità’ e al mio nome.

«Non già di voi stavo in attesa su questo monte; non con voi posso discenderne per l’ultima volta. Voi non veniste che quali precursori d’altri che sono avviati verso di me!

— «Ma non siete già gli uomini dal grande desiderio, dalla grande nausea, nè, quali voi vi chiamaste, gli avanzi di un Dio.