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268 | così parlò zarathustra - parte quarta |
E tutti coloro ai quali tu stillasti nell’orecchio e nell’anima il tuo canto e il tuo miele; tutti i nascosti, tutti i solitari e anche i solitari accoppiati dicono nel loro cuore:
«Dimora tuttavia tra i viventi codesto Zarathustra? Non mette più conto di vivere; tutto è uguale, tutto è vano, se non si vive con Zarathustra».
«Perchè non giunge colui che da tanto tempo ci è annunziato?».
Così chiedono molti. «Forse lo attrasse a sè la solitudine?
O forse dobbiamo noi pellegrinare alla sua volta?».
La stessa solitudine diventa ora fracida e si spezza, simile ad un sepolcro che si schianta e più non può trattenere i suoi morti. Balzano da ogni luogo i risorti.
E le onde si accavallano ormai intorno alla tua montagna, o Zarathustra. E per quanto eccelsa sia la tua altezza, molti sono costretti ad ascenderla per venire a te; la tua navicella non si troverà più a lungo all’asciutto.
E se noi disperanti, pur ora entrati nella tua caverna, già più non disperiamo, ciò è indizio e presagio che taluno miglior di noi è avviato alla tua volta;
— Giacchè Dio stesso giunge a te: o, meglio, ciò che di Dio rimane tra gli uomini; cioè, tutti coloro che conoscono per prova il grande desiderio, la grande nausea, la grande stanchezza;
- Tutti quelli che non vogliono vivere, se più non possano sperare — e se non imparino da te, o Zarathustra, la grande speranza!».
Così parlò il re ch’era alla destra; e afferrò la mano di Zarathustra per baciarla; se non che Zarathustra si schermi e si ritrasse. Ma poco dopo ritornò ai suoi ospiti e avvolgendoli in uno sguardo chiaro e scrutatore, così parlò:
«O miei ospiti, voi uomini superiori, io voglio parlarvi apertamente e francamente; io non vi attendeva già su questo monte».
(«Apertamente e francamente? Che Dio l’abbia in misericordia! disse allora il re ch’era alla sinistra, fra sè: si capisce che egli non conosce i nostri concittadini, quel saggio dell’Oriente!