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il mendicante volontario 257

Chi non ha oggi il cuore, le labbra, gli occhi pieni di nausea? Anche tu!

Ma osserva un po’ queste vacche!».

Così parlò il predicatore della montagna volgendo lo sguardo a Zarathustra — giacché sino allora aveva guardato amorosamente le vacche; — ma a un tratto si cangiò.

«Chi sei tu?», domandò impensierito, balzando in piedi.

«Sei l’uomo che non conosce la nausea, Zarathustra, il vincitore dell’infinito schifo? cotesto è l’occhio, cotesta la bocca, cotesto il cuore di Zarathustra?».

E mentre così parlava gli baciava le mani, con gli occhi gonfi di tenerezza, gestendo come colui al quale inaspettatamente cade dal cielo un dono prezioso: un gioiello. E le vacche guardavano meravigliando.

«Non parlar di me, tu, uomo bizzarro!», disse Zarathustra schermendosi dalle carezze, — «parlami anzitutto di te stesso! Non sei tu il medicante volontario, il quale un giorno fe’ getto d’ogni sua ricchezza?

— Non sei colui che ebbe vergogna della sua ricchezza e di tutti i ricchi, e riparò in mezzo ai poveri, ai quali volle far dono della sua abbondanza e del suo cuore? Ma essi lo respinsero».

«Essi non vollero accogliermi», disse il mendicante volontario: « tu lo sai bene. Per ciò mi recai a vivere tra gli animali, e ora sono qui con queste vacche».

«Ormai tu hai appreso», lo interruppe Zarathustra, «che più difficile è il donar bene che il ricever bene, e che il saper donare è un’arte, la suprema e la più squisita arte della bontà.

«Specialmente oggi», rispose il mendicante volontario: «oggi che tutto ciò ch’è basso si è ribellato, si è sollevato e s’è fatto presuntuoso a suo modo; come suol essere la plebe.

Poi che è giunta l’ora, tu lo sai, per la grande, malvagia, lunga, lenta risurrezione degli schiavi.

I poveri hanno ora in fastidio i beneficii e i piccoli doni: che i ricchi stiano in guardia!

Colui che oggi, simile a una bottiglia piaciuta, lascia cader le sue gocce da un collo troppo stretto, stia in guardia: a cotali bottiglie oggi s’ama rompere il collo.