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26 | così parlò zarathustra - parte prima |
Pochi sanno ciò; ma bisogna possedere tutte le virtù per dormir bene.
Testimonierò io il falso? Diverrò adultero? Sentirò il desiderio della donna altrui? Tutto ciò mal s’accorderebbe con un buon sonno.
E quando ancora si possedano tutte le virtù, bisogna conoscere molto un’altr’arte: quella di mandarle a dormire a tempo debito. Affinché non contrastin tra loro, quelle care donnine, e sul tuo conto, disgraziato!
Pace con Dio e col vicino: ciò richiede il buon sonno. E pace anche col diavolo del vicino! Altrimenti sarebbe capace di farti delle scenate durante la notte.
Rispetto ed obbedienza ai magistrati, anche se sono contraffatti! Ciò vuole il buon sonno. Che colpa ci ho io, se l’autorità ama di preferenza camminare con gambe storte?
Per me quegli sarà il miglior dei pastori che saprà condurre il suo gregge sul più verde dei prati: perché ciò richiede il buon sonno.
Non domando né onori, né ricchezze: ciò infiamma la milza.
Pur si dorme male senza un briciolo di fama e di ricchezza.
Una piccola società mi è più gradita d’una società cattiva, ma deve saper venire ed andarsene a tempo. Ciò è necessario al buon sonno.
Molto mi piacciono anche i poveri di spirito: essi promuovono il sonno. Beati son essi, specialmente quando si dà loro sempre ragione.
Così scorre la giornata all’uomo virtuoso. E quando sopraggiunge la notte, mi guardo bene dall’invocare il sonno! Egli non vuol essere invocato, il sonno che è il padrone di tutte le virtù!
Ripenso invece a tutto ciò che ho operato e meditato durante la giornata. Interrogo ruminando me stesso, paziente al par d’una giovenca: quali furono oggi le tue dieci vittorie su te stesso?
E quali furono le dieci riconciliazioni e le dieci verità e le dieci risate che hanno allietato il tuo cuore?
Di tal guisa meditando, e cullato da quaranta pensieri, mi sorprende improvvisamente, non invocato, il signore di tutte le virtù.