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246 così parlò zarathustra - parte quarta


Ma, dimmi, che cosa cerchi qui nelle mie foreste, tra le mie roccie? E con l’attraversarti al mio cammino, quale prova t’attendevi da me?

A che cosa volevi tu tentarmi?».

Così parlò Zarathustra; e i suoi occhi scintillarono. Il vecchio mago si tacque per un istante poi disse: «T’ho io tentato? Io non fo che cercare.

O Zarathustra; io cerco un uomo sincero, probo, semplice, unisignificante: l’uomo della rettitudine, il santo della percezione, l’uomo grande!

«Ma non lo sai tu, o Zarathustra? Io cerco Zarathustra

E qui seguì un lungo silenzio tra i due; ma Zarathustra stette gran tempo pensoso con gli occhi chiusi. Poi, ritornando al suo interlocutore, afferrò la mano del negromante, e così gli parlò con molta gentilezza e malizia:

«Ebbene! Ecco lassù la via che conduce alla caverna di Zarathustra. Lassù t’è lecito cercare colui che vorresti trovare. E chiedi consiglio ai miei animali — alla mia aquila e al mio serpente; ti aiutino essi a cercare: e sappi che la mia caverna è grande.

Io stesso — è vero — non vidi ancora alcun uomo grande. Ancora per ciò ch’è grande è troppo grossolana oggi la vista più sottile. Oggi è il regno della plebe.

Più d’uno vidi gonfiarsi e innalzarsi, mentre il popolo gridava: « Ecco un uomo grande!» Ma a che giovano tutti i mantici del mondo? A farne uscir vento: a null’altro!

La rana troppo gonfia scoppia, e il vento ne esce. Bucare chi s’è gonfiato è cosa piacevole. Sappiatelo, o ragazzi!

L'oggi appartiene alla plebe; chi sa oggi quale cosa, sia grande e quale piccola? Chi ha mai cercato con fortuna la grandezza? I pazzi soltanto; i pazzi sono fortunati.

Tu vai in cerca degli uomini grandi, o folle? Chi t’ha insegnato ciò? È questo forse il momento opportuno? O maligno cercatore, a che mi tenti?».

Così parlò Zarathustra, e, riconfortato nel cuore, proseguì allegramente, ridendo, la sua via.