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il grido di soccorso 231

soffoca». Ma la sua faccia s’era fra tanto mutata, e poichè Zarathustra l’ebbe fissato negli occhi, il suo cuore ne provò un nuovo spavento: tanti annunzi infausti e tanti lampi si avvicendevano su quel volto. L’indovino, accortasi di ciò che avveniva nell’anima di Zarathustra, passò la mano sul proprio volto come per cancellarne qualche cosa; lo stesso fece Zarathustra. E poichè entrambi in tal guisa ebbero riacquistata la loro calma, rinfrancati si strinser la mano per segno d’essersi riconosciuti.

«Sii il benvenuto», disse Zarathustra, «o tu profeta della grande stanchezza: non sia mai detto che tu sei stato invano il mio commensale e il mio ospite. Mangia e bevi anche oggi con me, e perdona se un vecchio soddisfatto siede teco alla mensa!». — «Un vecchio soddisfatto?» rispose l’indovino scotendo il capo: «ma chiunque tu sia o voglia mostrar d’essere, o Zarathustra, quassù tu puoi dire d’aver finito d’esserci stato — la tua navicella in breve non si troverà più all’asciutto».

— «E che? mi trovo io forse all’asciutto?», chiese ridendo Zarathustra.

— «Le onde intorno al tuo monte salgono, e sono le onde della grande miseria, della universale tristezza: esse solleveranno in breve anche la tua navicella e ti travolgeranno».

Zarathustra tacque, meravigliato. — «Non odi ancor nulla?», prosegui l’indovino: — «non senti un fremito e un ruggito salire a te dalle profondità?».

Zarathustra tacque un’altra volta e porse ascolto; poi udì un grido infinitamente lungo, che i burroni ripercossero e propagarono, poichè nessuno voleva serbarlo in sè: tanto era di triste augurio.

— «O cattivo messaggero», disse finalmente Zarathustra, «codesto è un grido che invoca soccorso, è un grido umano che forse sale dal livido mare. Ma che importa a me dei pericoli umani? L’ultima ora che mi fu serbata — sai tu come si chiama?».

— «Pietà!» esclamò l’indovino sollevando ambo le mani, o Zarathustra, io venni per sedurti alla tua ultima ora!».

E aveva appena pronunciate queste parole quando un nuovo grido, più lungo e più angoscioso, si fe’ sentire più da presso.