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220 così parlò zarathustra - parte terza


Pronto alla folgore che scoppia nella tenebra e al raggio di luce che redime, gravido di folgori che dicono , ridono ai baleni annunciatori! — giacchè chi in tal modo è gravido è felice!

E invero, a lungo deve incombere sul monte simile a cupo nembo quegli che un giorno dovrà accender la luce dell’avvenire!

Oh, come non sarei avido dell’eternità e dell’anello nuziale, — dell’anello del ritorno?

Non ancora m’avvenni in donna, da cui desiderassi aver figli, se non in quest’una che amo: giacchè io ti amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

2.

Se mai la mia collera ha spezzato gli avelli e ha rimosso le pietre terminali, gettando a valle le vecchie tavole infrante; se mai il mio scherno disciolse nel nulla le logore parole; se mai io fui simile alla scopa pei ragni ed al vento che fuga il lezzo dalle vecchie stanze sepolcrali; se mai io m’assisi gioivo sulla tomba in cui son sepolti vecchi dèi, benedicendo ed amando il mondo, e sui monumenti di tutti i calunniatori del mondo (giacchè io amo anche le chiese e i sepolcri degli iddii, quando il cielo splende sereno attraverso le lor volte diroccate; e volentieri io siedo, come l’erba e il rosso papavero, presso le ruine delle chiese);

Oh, come non sarei fervidamente cupido dell’eternità e dell’anello nuziale — dell’anello del ritorno?

Non mai ancora m’incontrai in donna, dalla quale desiderassi aver figli, se non in quest’una ch’io amo: giacchè io t’amo, o eternità!

Giacchè io amo te, o eternità!

3.

Se mai un alito giunse a me del vento suscitatore e di quella celeste necessità, che costringe persino il caso ad intrecciar carole come le stelle;