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della grande brama 215


Non deve forse il donatore ringraziar l’accettante dell’aver accettato? Non è forse il donare un bisogno? Il prendere — non è forse pietà?

O anima mia, io comprendo la mestizia del tuo sorriso! La tua troppa ricchezza stende ora bramosa le mani!

La tua abbondanza guarda lontano oltre i mari in tempesta; cerca ed attende; il desiderio dell’abbondanza brilla ora nel tuo sorridente occhio celeste!

E invero, anima mia! Chi potrebbe vedere il tuo sorriso senza stemprarsi in lagrime? Gli angioli stessi si sciolgono in lagrime per la sovrumana bontà del tuo sorriso.

La tua bontà è il soverchio del tuo amore non ti concedono di lamentarti e di piangere; eppure, anima mia, il tuo sorriso anela le lagrime e i singhiozzi.

«Non è forse ogni piangere un lamentarsi? E ogni lamentarsi non è forse un accusare?». — Così parli a te stessa: per ciò, anima mia, tu ami sorridere anzichè esprimere tutto il tuo dolore.

— Sciogliere in lagrime dirotte tutto il dolore che provi per la tua esuberanza e per l’ansia con cui il ceppo di vite attende i vendemmiatori e i loro coltelli!

Ma giacchè non vuoi piangere, giacchè non vuoi sfogare nel pianto la tua purpurea mestizia, tu dovrai cantare, anima mia! — Vedi, io stesso sorrido, nel doverti preannunciare ciò:

— Sciogliere un canto echeggiante, sino a che tutti i mari si taceranno, per prestare ascolto alla tua brama, — sino a che sui mari silenziosi e desiosi scorrerà la barca, l’aureo prodigio misterioso nel cui oro saltellante tutte le cose buone, cattive e strane, e anche molte bestie piccole e grandi e tutto ciò che ha bizzarri piedini vaghi di correre sui sentieri stellati di viole;

— Per arrivare all’aureo prodigio, alla barca volontaria ed al suo padrone, il quale è il vendemmiatore che attende, con un coltello di diamante in mano;

— Il tuo grande solutore, anima mia, l’innominato cui le future canzoni sapranno dare un nome! E invero, già il tuo alito annunzia le future canzoni!

Già tu ardi e sogni, già tu bevi avidamente a tutte le fonti profonde e sonanti, dispensatrici di conforto; già la tua mestizia riposa nella gioja di future canzoni!....