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206 così parlò zarathustra — parte terza


Il mare infuria; tutto è in mare. Ebbene! Orsù! In alto, cuori di vecchi marinai!

Ma che patria! Verso là si volge la prua dove è la patria dei nostri figli! Laggiù più tempestosa del mare ci sospinge la tempesta della nostra brama!

29.

«Perchè sei così duro?» — disse un dì al diamante il carbone da cucina; non forse ci unisce una stretta parentela?

«E tu perchè sei così tenero?». Non altrimenti io vi chiedo: non siete voi forse i miei fratelli?

Perchè così teneri e arrendevoli? Perchè tanto sacrificio e tanta rinuncia è nei vostri cuori? E perchè così timido destino trema nel vostro sguardo?

E se non volete esser inesorabili come il fato, come potrete vincere con me?

E se la vostra durezza non vuol lampeggiare, tagliare, squarciare, come potrete voi creare con me?

Poi che chi crea è duro. E per voi la felicità dev’essere questa: poter imprimere la vostra mano nei secoli, come se fossero di cera!

— Felicità per voi dev’essere questa: scrivere sui secoli, come su un bronzo, — sul più duro, sul più nobile dei bronzi. Poi che duro è soltanto ciò ch’è nobile.

Questa nuova tavola, o miei fratelli, io appendo su voi; diventate duri!».

30.

«Oh tu, mia volontà! Tu che allontani ogni bisogno, tu mia necessità! Salvami da tutte le facili vittorie!

Oh tu, missione della mia anima, che io chiamo fato! Oh tu, che sei in me e sopra di me! Salvami e riserbami per un unico grande destino.