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204 così parlò zarathustra — parte terza


Il terremoto suscita nuove sorgenti; nuove fonti rampollano quando muoiono i popoli vecchi.

E se taluno grida: — «Ecco qui un pozzo per chi ha sete, un cuore per molte brame, una volontà per molti stromenti»; intorno a lui si stringe un popolo, cioè una moltitudine che cerca.

Chi possa comandare, chi debba obbedire — ecco ciò che si tenta di sapere! Ahimè, con quante lunghe ricerche, con quale aspro congetturare ed errare, con quanto faticoso imparare e ritentare!

La società umana non è che un tentativo, — così insegno io, — una lunga indagine; ma essa ricerca colui che comanda!

— Un tentativo, o miei fratelli! E non già un «contratto!». Spezzate, spezzate questa parola dei delicati e degli irresoluti!

26.

O miei fratelli! Per colpa di chi corre maggior pericolo ogni umana sorte? Non forse per causa dei buoni e dei giusti? — e di coloro i quali dicono nel loro cuore: «Noi sappiamo già che cosa sia buono e giusto e già anche l’abbiamo; guai a coloro che lo vanno ancora cercando?

E se grande è il danno che possono recare i cattivi, quello che i buoni cagionano è più nocivo d’ogni altro!

E se grande è quello che recano i calunniatori del mondo, il danno dei buoni è assai più tristo.

O miei fratelli, tale visse un tempo che guardò entro il cuore dei buoni e dei giusti, e poi disse: «Sono Farisei». Ma non fu compreso.

I buoni e i giusti non potevano nè dovevano comprenderlo: il loro spirito era irretito nella lor buona coscienza. La stoltezza dei buoni è d’un’impenetrabile accortezza.

Ma questa è la verità: i buoni devono esser Farisei, — essi non hanno altra scelta!

I buoni devono crocifiggere chi vuol crearsi una nuova virtù!

Questa è la verità.

E il secondo, che scoperse il loro paese, — paese, cuore e regno terrestre dei buoni e dei giusti — fu colui che domandò: «Chi odiano essi più d’ogni altro?».