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202 così parlò zarathustra — parte terza


Possa imperare il mercante là dove tutto ciò che ancora splende non è che oro di mercanti! Non son più i tempi dei re: ciò che oggi si chiama popolo non merita alcun re!

Osservate come questi popoli cercano d’imitare i mercanti: essi traggono vantaggio anche dalle immondizie!

Essi stanno in agguato, si spiano a vicenda — e ciò chiamano « buon vicinato». O beati tempi del passato, quando un popolo diceva a sè stesso: «io voglio dominare sopra gli altri popoli!».

Giacchè, fratelli miei, ciò che di meglio è in ogni cosa deve imperare, e non pur deve ma vuole. E se in qualche luogo si insegna diversamente — questo avviene perchè ivi appunto manca ciò che v’ha di meglio.

22.

Se quella gente avesse il pane gratuito, guai! Contro che cosa non griderebbe essa? Il suo sostentamento — è il suo vero trattenimento: giova renderlo difficile!

Sono animali selvaggi, costoro: nel lor «lavorare» c’è ancor il rubare, nel lor «meritare» c’è ancora il sopraffar con l’astuzia! Per ciò bisogna render loro dura la vita!

«Essi devono diventar migliori, più fini, più accorti, più simili all’uomo; giacchè l’uomo è il migliore animale da preda.

Egli s’è appropriato la vita di tutti gli altri animali, per ciò solo che la sua vita è stata di tutte la più dura.

Soltanto gli uccelli sono superiori a lui. E se egli imparasse anche a volare, guai! A quali altezze — non volerebbe la sua bramosia rapace?

23.

Così voglio che siano l’uomo e la donna: l’uno valente nel guerreggiare, l’altra nel partorire; ma ambedue perfetti nel danzar con la testa e con le gambe.