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198 | così parlò zarathustra — parte terza |
Percepire è un gaudio per chi possiede la volontà leonina! Ma chi è stanco non è più che «tollerato», e diventa lo zimbello di tutte le onde.
E agli uomini deboli questo accade sempre: essi smarriscono sè stessi nel loro cammino. E alla fine la loro stanchezza domanda ancora: «Ma perchè abbiamo camminato? Già è tutt’uno!».
Essi amano sentir predicare: «Non c’è cosa alcuna che abbia pregio! Voi dovete non volere!».
Ma quest’è un sermone in favore della schiavitù.
O miei fratelli, come un fresco vento impetuoso giungerà Zarathustra a tutti coloro che sono stanchi del loro cammino; molti nasi egli farà ancora sternutire!
Il mio soffio attraversa anche le mura, e penetra persin dentro le prigioni e negli spiriti incarcerati!
Il valore è liberazione, poiché è creazione. E unicamente per creare voi dovete imparare.
E anche l’imparare voi dovete apprenderlo da me; l’imparar bene. — Chi ha orecchie, le schiuda!
17.
Ecco la barca che deve trasportarci forse al di là, nel grande nulla. — Ma chi vuole imbarcarsi su questo «forse?».
Nessuno di voi vuol entrare nella barca della morte! E allora perchè vi dite stanchi del mondo?
Stanchi! E non avete mai rinunciato alla terra? Vi trovai sempre ancor desiderosi della terra, innamorati della vostra stessa stanchezza.
Non per nulla il vostro labbro penzola in giù: — un piccolo desiderio terrestre vi sta ancora attaccato! E nell’occhio — non s’agita forse una nuvoletta d’inobliabile voluttà terrena?
Ci sono su la terra di molte buone invenzioni: le une utili, le altre gradevoli: per ciò la terra è amabile.
Assai buone invenzioni, le quali somigliano al seno della donna: utili e piacevoli a un tempo.