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delle tavole antiche e delle nuove | 197 |
15.
Tali discorsi io udii da molti pii che vivono fuori del mondo, senza secondi fini e senza malizia — quantunque non sieno al mondo malizia e falsità peggiori di queste:
«Lasciate che il mondo sia il mondo! Non alzate nemmeno un dito contro di ciò!».
«Lasciate che chiunque voglia, strangoli, ammazzi, scortichi e tosi la gente a suo talento; non opponetevi a ciò nemmeno con un dito! In tal modo impareranno a rinunciare al mondo».
«E la tua propria ragione — tu stesso devi pigliarla per la gola e tentar di soffocarla; giacchè essa è una ragione di questo mondo: con ciò apprenderai tu stesso a rinunziare al mondo».
— Spezzate, spezzate o miei fratelli, coteste vecchie tavole della gente pia! Fate in frantumi coteste sentenze dei calunniatori!
16.
«Chi molto apprende disimpara a desiderar con forza» — questo si bisbiglia nell’orecchio la gente per oscure vie.
«La sapienza affatica: nessuna cosa ha pregio: non desiderare cosa alcuna». — Questa nuova tavola io vidi esposta anche nei mercati aperti.
Spezzate, o miei fratelli, spezzate anche questa tavola nuova! Coloro ch’erano stanchi del mondo, i predicatori della morte ed i carcerieri, la incisero; anche questo non è che un sermone in favore della schiavitù!
L’aver imparato male immaturamente, o troppo in fretta, e il non aver saputo apprendere il meglio, e il non aver saputo mangiare, ciò ha guastato loro lo stomaco.
Giacchè non altro che uno stomaco guasto è il loro spirito, e per ciò esso consiglia loro di morire! In verità, o miei fratelli, anche lo spirito è uno stomaco.
La vita è una sorgente di piacere: ma quando a taluno parla lo stomaco guasto, il padre della tristezza, per lui tutte le sorgenti sono avvelenate.