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20 | così parlò zarathustra - parte prima |
Ho bisogno di compagni vivi, i quali mi seguano — perché vogliano obbedire a sé stessi — là, dove io voglio.
La luce s’è fatta in me: Zarathustra non deve parlare al popolo, bensì ai compagni. Zarathustra non dev’essere il pastore né il cane d’una mandra!
A distogliere molti dalla mandra: non ad altro io venni. Io devo essere oggetto d’odio al popolo ed alla mandra: i pastori mi debbono chiamare «un ladro».
Li chiamo pastori io, ma essi si dicono i buoni ed i giusti; i credenti della vera fede.
Guardateli i buoni ed i giusti! Chi odiano essi più d’ogni altro? Colui che spezza le tavole dei valori: il violatore, il corruttore. Ma questi è colui che crea.
Guardateli i credenti di tutte le religioni! Chi odiano essi più d’ogni altro? Colui che spezza le lor tavole dei valori, il violatore, il corruttore. Ma questi è colui che crea.
Compagni egli cerca, e non cadaveri e né pur mandre e credenti. Cerca creatori come lui: uomini che scrivano nuovi valori in nuove tavole. Compagni cerca il creatore, che prendano parte alla messe; giacché in lui tutto è pronto per la messe. Ma a lui mancano le cento falci, sì ch’egli strappa indispettitto le spighe.
Compagni egli cerca, e tali che sappiano affilare le proprie falci.
Saranno chiamati distruttori e spregiatori del male e del bene. Ma essi sono i mietitori e i festeggiatori.
Compagni che creino, mietano e facciano feste insieme con lui, cerca Zarathustra; egli non ha nulla a che fare con le gregge, i pastori e i cadaveri!
E tu, o mio primo compagno, riposa in pace! Sei ben sepolto nel tuo albero cavo, e al sicuro dai lupi.
Ma io mi parto da te: il tempo è trascorso. Tra l’aurora ed il tramonto una nuova verità, mi fu rivelata.
Io non devo essere né pastore né becchino. Non voglio nemmeno parlar più al popolo; per l’ultima volta io ho parlato a un cadavere.
Voglio accompagnarmi a chi crea, a chi miete, a chi fa festa! voglio mostrar loro l’arcobaleno e tutte le scale del superuomo.