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172 così parlò zarathustra — parte terza


Gli altri: ma formano sempre il maggior numero i superflui, quelli che son di troppo: e tutti costoro sono codardi!

Chi è della mia specie troverà il suo cammino attraversato da esperienze della mia specie: i suoi primi compagni dovranno essere i cadaveri e i saltimbanchi.

Ma i secondi compagni — si chiameranno i suoi fedeli: formeranno uno sciame vivente: molto amore, molta folla, molta adorazione di adolescenti.

A costoro, chi è della mia specie non deve concedersi: non deve credere a codeste primavere, a cotesti prati variopinti chi conosce la umanità codarda e fuggitiva!

Se potessero far diversamente, essi vorrebbero anche diversamente.

Coloro che non son «nè carne, nè pesce» guastano tutto ciò ch’è intero. Se le foglie ingialliscono, — che giova lamentarsi di ciò?

Lasciale andare e cadere, Zarathustra, e non lamentartene!

O meglio aiuta i venti a soffiare — soffia su queste foglie, o Zarathustra, affinchè tutto ciò che è vizzo fugga ancor più rapidamente da te.

2.

Noi siamo ridivenuti pii, così confessano quegli apostati; e molti di loro non lo confessano nè pure: troppo son vili.

Ma a costoro io guardo negli occhi, — a costoro dico su la faccia, sul rossore delle loro guancie: Voi siete di quelli che pregano un’altra volta!

Ma è una vergogna il pregare! Non per tutti, ma per te, per me e per chi ha la sua coscienza nella testa. Per te è una vergogna il pregare!

Tu sai bene, quel vile demonio ch’è in te — che ama congiunger le mani e incrociate sul ventre, per starsene più comodo: — quel tuo vile demonio ti persuade «v’ha un Dio!».

Ma con ciò tu appartieni a coloro che temono la luce, cui la luce non dà riposo; ed ora di giorno in giorno tu devi cacciar la tua testa sempre più addentro nelle tenebre e nella nebbia!