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degli apostati 171


Giacchè tali colonne devono precedere il grande meriggio.

Ma ciò ha il suo tempo, e anche il suo fato.

Pur questo insegnamento dedico a te, o pazzo, prima di partire: «Quando più non si può amare bisogna andar oltre!».

Così parlò Zarathustra; e abbandonò la grande città ed il pazzo.




Degli apostati.


1.

«Ah, ma dunque tutto è vizzo e grigio su questo prato, che un giorno era verde e variopinto? Quanto miele della speranza io portai di qui nei miei alveari!

Cotesti giovani cuori son dunque tutti invecchiati? 0 meglio son fatti stanchi, volgari, fiacchi: — e chiamano ciò «l'esser ridivenuti pii».

Non è molto io li vidi correre all’aperto, nel mattino, con gambe agili e forti: ma le gambe della loro percezione si stancarono, ed ora essi calunniano la baldanza del loro mattino!

Davvero, molti di loro a quel tempo alzavano le gambe, simili a danzatori, giacchè il riso della mia saggezza li attirava, — ma poi mutarono avviso, ed ora li vedo strisciare tutti incurvati verso la croce.

Intorno alla luce e alla libertà essi, una volta, aleggiavano simili ai moscerini e ai giovani poeti. Ma col crescer degli anni scema il calore: ed ora incominciano ad amare l’oscurità, il cicaleccio e la stufa.

Forse sentirono venir meno il coraggio, perchè la solitudine mi aveva ingoiato come una balena? Forse il loro orecchio spiò ansiosamente invano il mio ritorno, gli squilli di tromba dell’araldo?

Ahimè! Son sempre pochi quelli il cui cuore possiede un lungo e durevole coraggio e il cui spirito ha la virtù della costanza. Tutti gli altri sono codardi.