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18 | così parlò zarathustra - parte prima |
8.
Poi ch’ebbe detto questo nel suo cuore, Zarathustra si recò su le spalle il cadavere, e si pose in cammino. Non aveva fatto cento passi, quando un uomo gli s’avvicinò e gli sussurrò nell’orecchio — «e vedi un po’!». Era il buffone della torre: «Allontanati da questa città, o Zarathustra» — proseguì — «troppi qui ti odiano, e ti dicon nemico e spregiatore; ti odiano i credenti della vera fede, e ti chiamano il pericolo della folla. Fu ventura ch’essi abbiano riso di te: e, per verità, tu parlavi a guisa d’un buffone. Fu ventura che tu ti accompagnassi a questa carogna; umiliandoti in tal modo oggi fosti salvo. Ma va lontano da questa città — altrimenti domani io salterò oltre te: un vivo oltre un cadavere».
E detto ciò sparve: ma Zarathustra continuò il suo cammino attraverso le vie avvolte nelle tenebre.
Alle porte della città s’avvenne nei becchini: essi alzarono le lor fiaccole e ravvisando Zarathustra si burlarono di lui. «Zarathustra porta seco la carogna, è una fortuna che Zarathustra sia divenuto becchino! Giacché le nostre mani son troppo pulite per un tal cadavere. Zarathustra pensa forse di rubar al diavolo il boccone che gli è dovuto! Ebbene, buon pro gli faccia! Purché il diavolo non sia miglior ladro di Zarathustra! — egli vi porterà seco tutti e due: farà un boccone d’entrambi!».
E sghignazzavano, stringendosi l’uno all’altro. Zarathustra non rispose, e continuò la sua via. Come ebbe camminato due ore attraverso boschi e paludi, l’urlo dei lupi affamati destò in lui pure la fame. Sicché si fermò dinanzi a una casa solitaria, in cui ardeva un lume. «La fame mi assale come un brigante. Mi assale tra i boschi e la palude, nel cuor della notte. «La mia fame ha capricci curiosi. Mi riprese tal volta appena dopo il pranzo, e oggi non la sentii tutto il giorno: dov’è stata sino ad ora?».