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154 così parlò zarathustra — parte terza


Un dì il creatore cercò compagni e figli alla sua speranza; ed ecco, avvenne che egli non potesse trovarne senza crearli da sè medesimo.

Così io sono nel mezzo dell’opera mia, recandomi tra i miei figli e partendo da loro: per amor dei suoi figli Zarathustra deve dar compimento a sè stesso.

Giacchè — in fondo — noi non amiamo che la nostra propria creatura e la propria opera; e là dove è grande l’amore per sè stessi, ivi si ha un indizio di gravidanza: questo io trovai. Ancora per i miei figli è la primavera: son tutti uniti, essi e tutti insieme scossi dal vento: alberi del mio giardino e del migliore de’ miei terreni.

E invero: dove simili alberi si trovano uniti, ivi sono le isole beate!

Ma un giorno vorrò sradicarli dal suolo e piantarli così disposti che ciascuno stia da sè: affinchè ciascun di essi apprenda la solitudine e la fierezza e la prudenza.

Nodoso e attorto egli deve ergersi presso il mare — simile a un faro vivente d’indistruttibile vita.

Là dove le tempeste irrompono nel mare, là ove s’abbeverano le fauci del monte, ciascun di loro deve trovar le sue veglie diurne e notturne, per la sua propria esperienza.

Egli deve provare e dar a conoscere di appartenere alla mia specie e alla mia stirpe, — d’essere il padrone d’una volontà tenace, taciturno anche quando parla e docile a tal segno da prendere allorchè dona — affinchè un giorno diventi il mio compagno ed uno che crei e s’allieti insieme con Zarathustra: — uno che imprima la mia volontà su le mie tavole — per la maggior perfezione di tutte le cose.

E per cagion sua e de’ suoi pari io devo dar compimento a me stesso: perciò ora fuggo la felicità e mi offro volentieri alla sventura — perchè sia questa la mia ultima prova e l’ultima mia esperienza.

E in vero, era tempo ch’io me ne andassi; e l’ombra del viandante e il più lungo dei momenti e l’ora più silenziosa mi dicevan concordi: «è proprio tempo!».

Il vento, soffiando attraverso la toppa, mi diceva: «Vieni». La porta astutamente s’apriva da sola dicendomi: «Va!».