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16 così parlò zarathustra - parte prima


Ma essi pensano che io sia freddo: essi mi scambiano per un buffone che sa burle atroci.

Mi guardano e ridono: e ancor ridendo mi odiano. È ghiaccio nel loro riso».


6.

Ma in quel punto successe cosa che fece ammutolire le bocche e dilatare gli occhi. Mentre Zarathustra parlava, il funambolo avea dato principio al suo gioco: era uscito da una porticina e ora camminava su la corda tesa tra le due torri, così che appariva sospeso sopra il mercato e la folla. Quando fu giunto a mezzo il cammino la porticina si riaperse, e un bizzarro figuro, rassomigliante a un pagliaccio, ne saltò fuori e seguitò con passi rapidi il primo. «Avanti sciancato», gli gridò con voce terribile, «avanti poltrone paltoniere, livida faccia! Guai se ti fo il solletico con le mie calcagna! Che cosa fai qui fra le torri? Meriteresti d’esser rinchiuso nella torre, giacchè tu attraversi la via a chi è migliore di te». — E ad ogni parola gli si avvicinava sempre più: ma quando non ne fu discosto più d’un passo avvenne l’orribile caso che fece ammutolire ogni bocca e tenne fissi tutti gli sguardi: — gettando un grido da indemoniato, egli saltò oltre colui che gli impediva il cammino. Ma questi vedendo in tal modo trionfare il suo rivale perdette la testa e l’equilibrio; lasciò cadere la sua pertica e precipitò più ratto di questa, come un turbine di braccia e di gambe nell’abisso.

Il mercato e la folla avevano l’aspetto di un mare agitato da una improvvisa tempesta; tutti cercavano di fuggire, temendo del luogo ove doveva sfracellarsi il corpo del disgraziato.

Ma Zarathustra non si mosse; e proprio vicino a lui piombò quel corpo straziato e malconcio, ma non cadavere ancora. Dopo un tratto il caduto riprese i sensi, e scorse Zarathustra inginocchiato vicino a lui. «Che cosa fai qui? — disse finalmente — sapevo bene che il diavolo finirebbe per darmi il gambetto. Ora mi trascinerà all’inferno: vorresti tu forse impedirmelo?».