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150 | così parlò zarathustra — parte terza |
Il coraggio è senza dubbio il miglior assassino, — il coraggio che dà l’assalto; giacchè in ogni assalto c’è una fanfara incitatrice e guerresca.
Ma l’uomo è il più coraggioso degli animali: per questo egli vinse tutti gli altri. Con le fanfare guerresche egli superò tutti i dolori; ma il dolore umano è il più profondo dei dolori.
Il coraggio uccide anche la vertigine, che aleggia intorno agli abissi; e dove mai l’uomo non si trova dinanzi a qualche abisso? Il vedere per sè stesso — non è forse il vedere abissi?
Il coraggio è il migliore assassino: il coraggio uccide anche la pietà. Ma la pietà è il più profondo degli abissi! Quanto più a dentro l’uomo vede nella vita, tanto più vivamente penetra nella sofferenza.
Ma il miglior coraggio è quello che provien dall’assalto; esso uccide anche la morte, giacchè esso dice: «Questa era la vita? Ebbene! Un’altra volta!».
In questa sentenza c’è molta musica eccitatrice. Chi ha orecchi ascolti.
«Alto là! Nano!», dissi, «O io o tu! Ma io sono il più forte: — tu non conosci l’abisso del mio pensiero! Tu non sapresti sopportarne la vista!».
Allora avvenne ch’io mi sentii più leggero, giacchè il nano saltò giù dalle mie spalle, il curioso! E s’accoccolò sur un sasso a me dinanzi. Ma per l’appunto eravamo giunti ad un porticato.
«Guarda questo porticato, nano», io proseguii: «esso ha due faccie. Due strade s’incontrano, al cui termine nessuno è giunto peranche.
Questo lungo sentiero che conduce indietro, dura un’eternità. E quell’altro, pur lungo, che conduce laggiù in fondo — è un’altra eternità.
Essi si contraddicono l’un l’altro, questi sentieri: cozzano l’un contro l’altro: — e qui, presso questo porticato, è il punto dove si incontrano. Sul porticato, in alto, è scritto questo nome: «Il Momento».
Ma se taluno volesse prendere l’uno dei due sentieri e andare sempre avanti, avanti: credi tu, o nano, che questi sentieri si contraddirebbero eternamente?».
«Tutto ciò che è diritto mente», mormorò con disprezzo il nano. «Ogni verità è storpia, il tempo stesso è un circolo».