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138 | così parlò zarathustra - parte seconda |
Io sono beato nel vedere i prodigi che il sole ardente produce: le tigri, le palme e i serpenti a sonagli.
Anche tra gli uomini v’ha una bella razza covata dall’ardore del sole: molte cose sono ammirabili nei malvagi.
Ma permettete che io vi dica: nello stesso modo che i vostri savi non mi sembrarono poi tanto savi, così trovai anche la perversità degli uomini minore della sua fama.
E molte volte chiesi scuotendo il capo: «A che pro’ far tintinnire ancora il vostro sonaglio, o serpenti?».
In verità anche per il malvagio c’è un avvenire. E la più ardente plaga meridionale non fu ancora scoperta per l’uomo.
Quante cose sembrano ora il colmo della perversità, che non misurano più di dodici piedi e di tre mesi! Ma un giorno appariranno nel mondo draghi assai più grandi.
Perchè al superuomo non manchi il suo drago, il superdrago, degno di lui, è necessario che molto calor di sole fecondi ancora l’umida foresta vergine!
Bisogna prima che i vostri gatti selvaggi diventino tigri, e coccodrilli i vostri rospi velenosi; affinchè il buon cacciatore abbia una buona caccia!
E in verità, o buoni e giusti! molte cose in voi sono degne di riso: sopra tutto la vostra paura di ciò che finora si chiamò il «demonio!».
Tutto ciò che è grande è così estraneo alla vostra anima, che il superuomo stesso v’apparirebbe terribile per la sua bontà!
E voi, uomini savi e dotti, voi fuggireste lontano dall’ardente sole della sapienza, del quale il superuomo ama circonfondere la sua nudità!
O voi sommi tra gli uomini, nei quali s’incontrò il mio sguardo, ecco ciò che mi fa dubitare e segretamente ridere di voi: io scommetto che il mio superuomo voi lo chiamerete il diavolo!
Oh, io sono stanco di cotesti sommi, di codesti ottimi: la loro altezza mi ispira il desiderio di salire più in alto, fuori, lontano, verso il superuomo!
Un terrore m’assalì, quando scorsi nudi quei migliori tra gli uomini: ed allora mi spuntarono le ali per volar lontano nei remoti futuri.