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della prudenza umana 137


Questa provvidenza vigila sul mio fato: che io debba esser senza cautele.

Chi non vuol morire di sete tra gli uomini, deve imparar a bere in tutti i bicchieri; e chi desidera rimaner puro fra gli uomini deve saper lavare sè stesso anche con l’acqua sporca.

E così io parlai più volte a me stesso, per mio conforto: «Su, vecchio mio cuore! Una tua sventura t’è fallita: godi di ciò, come d’una tua fortuna!»

Ma questa è la mia seconda prudenza umana: io risparmio i vanitosi più degli orgogliosi.

Non forse la vanità ferita è la madre d’ogni tragedia? Ma dall’orgoglio ferito nasce sempre qualche cosa, ch’è migliore dello stesso orgoglio.

Affinchè la vita possa essere uno spettacolo attraente è necessario che sia rappresentata bene. E perciò è mestieri buoni attori.

Buoni attori io riconobbi essere tutti i vanitosi. Essi recitano la loro parte e vogliono che il popolo li ammiri. Tutto il loro spirito si concentra in tale volontà.

Essi rappresentano sè stessi, inventano sè stessi. Vicino a loro mi piace assistere allo spettacolo della vita: ciò discaccia la malinconia.

Io risparmio i vanitosi, perchè essi sono i medici della mia malinconia e mi tengono avvinto all’uomo, come ad uno spettacolo.

Eppoi chi può misurare tutta la profondità della modestia del vanitoso? Io sento per lui benevolenza e compassione per cagione della sua modestia.

Da voi egli vuole imparare la fede in se stesso; egli vive dei nostri sguardi; egli mangia la lode della vostra mano.

Egli presta fede anche alle vostre bugie, purchè sappiate mentir bene; giacchè nel profondo del suo cuore egli sospira; «Che cosa sono io?».

E se la vera virtù è quella che ignora sè stessa; ebbene, il vanitoso ignora la propria modestia!

Ma la mia terza prudenza è questa: non permettere che la vista dei cattivi mi sia fatta sgradevole dalla vostra paura.