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124 così parlò zarathustra - parte seconda


Lo spirito del poeta cerca spettatori: sian pure dei bufali!

Ma d’un tale spirito io sono sazio e sento non lontano il giorno che esso pure sarà sazio di sè medesimo.

Molti poeti già vidi mutare, e ripiegar gli sguardi in sè stessi.

Previdi la venuta dei penitenti dello spirito: i quali sorsero dalle loro file».

Così parlò Zarathustra.




Di grandi fole.

V’ha un’isola nel mare — poco discosto dalle isole beate di Zarathustra — ove sorge un vulcano che manda sempre fumo; gli uomini, e più ancora le vecchie donnicciuole del popolo, favoleggiano ch’essa sia posta come un masso roccioso dinanzi alle porte degli inferi: e che a traverso il vulcano uno stretto sentiero guidi a quelle porte.

Nel tempo che Zarathustra soggiornava nelle isole beate, accadde che un bastimento gettasse l’àncora dinanzi a quell’ isola, e che l’equipaggio scendesse in terra per dar la caccia ai conigli. Verso l’ora del meriggio, mentre il capitano e la sua gente si trovavano riuniti, videro improvvisamente un uomo fendere l’aria e venire alla lor volta, e udirono distintamente una voce che diceva: «È l’ora, non c’è tempo da perdere!». Ma quando quella figura umana, passò vicino a loro volando simile a un’ombra, nella direzione del vulcano, — essi raffigurarono, costernati, Zarathustra; poi che già tutti, fuor che il capitano, avevano avuto occasione di vederlo, ed essi l’amavano come il popolo sa amare: con uguali vicende di tenerezza e di rispetto.

«Guardate — disse il vecchio timoniere — ecco Zarathustra che scende all’inferno!».

Ora mentre i marinai sbarcavano nell’isola, erasi sparsa voce che Zarathustra fosse scomparso; interrogati i suoi amici, questi narrarono com’egli durante la notte fosse partito su un bastimento senza dire dove andava.